lunedì 8 dicembre 2008
Ponte dell'Immacolata tragico in montagna. L'incidente più grave in val Pellice, con quattro alpinisti travolti da una valanga. Vittime anche sulle Alpi Apuane e sotto le tre cime di Lavaredo.
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Prima neve e primi morti sulle montagne. Il ponte dell’Immacolata, il primo della stagione sciistica, si è concluso con un bilancio tragico: otto vittime e un disperso. Cifre che sono più di un campanello d’allarme per chi è impegnato a garantire la sicurezza degli appassionati.L’incidente più grave si è verificato domenica in Val Pellice, nel Torinese, dove durante un’escursione in quota, sopra il rifugio Jervis (1.732 metri), sono morti tre sci-alpinisti (mentre un quarto risulta ancora disperso) travolti da una valanga staccatasi da quota 2.200 metri. I primi due cadaveri, quelli di Walter Rivoira, 44 anni di Torre Pellice e di Massimo Podio, 42 anni di Bagnolo Piemonte (Cuneo), erano stati recuperati dai tecnici del Soccorso alpino già durante la notte. Ieri mattina, è stata trovata la salma di Federico Negri, anch’egli di 44 anni, sci-alpinista esperto e autore, con Enzo Cardonati, del libro “Ripido”, una raccolta di 180 itinerari dal Monviso al Gran Paradiso.Il padre, Renato Negri, distrutto dal dolore, ricorda la grande passione del figlio per le vette. Un amore che gli è costato caro. «Mio figlio – dice il genitore – va in montagna da quando aveva 12 anni. Gli dicevo di smettere ma lui non ascoltava: era un drogato della montagna».Del gruppo di amici travolti dalla massa di neve manca all’appello soltanto Marco Capone, guida alpina di 31 anni. Ufficialmente è ancora disperso ma, dopo più di 24 ore dall’incidente, i volontari del Soccorso disperano di trovarlo ancora in vita.Un altro sci-alpinista piemontese, Pietro Buscaglia di 31 anni, è morto sotto una valanga sulle Alpi francesi. L’uomo stava sciando con altre sette persone nella valle dell’Ubaye, a 2.400 metri di quota, quando è stato investito in pieno dalla massa nevosa che non gli ha lasciato scampo.Giornate tragiche anche sulle Alpi Apuane, nella Lucchesia, con due morti tra domenica e ieri. La prima vittima si chiamava Stefano Chiesa, 32 anni ed è deceduto dopo essere precipitato per oltre cento metri in un pozzo carsico mentre, con altri escursionisti, stava compiendo la traversata del canale della Vetricia, nelle vicinanze del rifugio Rossi, ai piedi del Pania della Croce (1.858 metri).Il recupero della salma è stato particolarmente difficoltoso perchè lungo le pareti della “buca del faggio di Vetricia”, dove è scivolato l’uomo, i soccorritori hanno scoperto una frana sospesa che richiedeva molta precauzione. Gli speleologi incaricati del recupero del cadavere, hanno dovuto prima comporre l’uomo in un sacco-salma e poi issarlo in superficie dopo averlo imbracato con corde. Nel primo pomeriggio di ieri la salma è stata ricomposta all’obitorio dell’ospedale di Castelnuovo Garfagnana (Lucca). Non era possibile, secondo gli esperti che domenica notte intorno alle 2 avevano raggiunto Chiesa accertandone la morte, riportarlo prima in superficie.La seconda vittima delle Apuane si chiamava Marcello Bonuccelli, 46 anni e faceva il pittore a Camaiore (Lucca). L’escursionista, probabilmente a causa del ghiaccio, è precipitato lungo un sentiero che da Finestra Vandelli porta alla Tambura (1.620 metri), nel comune di Massa.In Veneto è invece morto un istruttore del Cai impegnato in un’escursione ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, nel Bellunese. Stefano Rensi, 56 anni, si trovava in compagnia di amici quando, rimasto attardato mentre gli altri rientravano al rifugio, è caduto in un crepaccio nel ghiaccio rimanendo incastrato con le ciaspole in un buco semisommerso dall’acqua. I soccorritori lo hanno trovato quasi assiderato e in gravissime condizioni. Trasportato in ospedale, l’uomo è morto poco dopo.Infine, ieri pomeriggio una giovane guida scout milanese di 26 anni, Elena Tettamanzi, è morta dopo essere scivolata in un dirupo, a causa della neve, sui monti di Brienno, nel Comasco.Intanto, i metereologi prevedono un nuovo peggioramento del tempo, con nevicate anche a quote basse, già a partire da domani. Il rischio valanghe resterà elevato lungo tutto l’arco Alpino, causa le abbondanti precipitazioni nevose, i venti forti e il temporaneo rialzo termico che favorisce il distacco di masse nevose anche di grandi dimensioni.
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